martedì 29 marzo 2011

Quel "comunista" di Berlusconi

Il Cavaliere è ancora riuscito a dare il meglio di sè su quel predellino davanti al Trbunale (dopo l'udienza preliminare del processo Mediatrade, dove l'imputato non era tenuto a parlare N.d.R.), e ancora una volta - come del resto ogni qualvolta ne abbia l'occasione - ha puntato il dito contro quel terrificante spettro del comunismo.
Detto in mezzo ad un "mare" di folla di popolino dalla bocca di colui che si era presentato all'epoca come "presidente operaio", con tanto di elmetto anti-infortunistico giallo - in una grottesca e patetica imitazione del Mussolini che, in maniche di camicia, ara i campi in mezzo ai contadini - pare, come al solito, quantomeno bizzarro.
Anche perché se a Mussolini si poteva imputare la "scusante" di essere politicamente partito come socialista, Berlusconi di certo non ha questa attenuante.
Ciononostante, con queste plateali uscite populiste, Berlusconi sembra quasi apparire più socialista di quella sinistra che lui stesso addita come comunista con spregio; arrivando a sembrare un "comunista di destra" mentre urla al suo popolo quasi fosse un Beppe Grillo qualsiasi (di parte politica opposta, mi pare ovvio).
Sarebbe davvero bello, invero, poterne ridere. Peccato che ciò che suscita è più amaro pianto che riso.

mercoledì 23 marzo 2011

Lapsus Freudiani

Desidero esprimere la mia vicinanza in questo momento così delicato al Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.
Chiunque sarebbe provato in una situazione del genere: sul fronte interno quei cattivoni di magistrati cercano di inchiodarlo in non uno, ma ben quattro processi (oh bruti, che si accaniscono contro un povero e misero vecchietto indifeso!); e sul fronte esterno gli altri paesi gli chiedono di andare alla guerra contro il suo migliore amichetto di giochi (quanta crudeltà dalle Nazioni Unite, quanta crudeltà!).
La questione è davvero dura e bollente, la sua poltrona inizia a scottare (maliziosetti che non siete altro, non in quel senso...).
Fortuna che ci sono quegli stakanovisti dei suoi avvocati che accorciano quei brutti processi ingiusti e infamanti, e fortuna che il ministro La Russa è abbastanza confuso sul suo ruolo, se di ministro della Difesa o dell'Attacco, e quindi abbastanza indeciso da concedere tempo per riflettere.
Davvero, Cavaliere, Le auguro di dimettersi al più presto.
Oh, accidenti, ho detto "dimettersi"? Intendevo dire "rimettersi", ma questi lapsus freudiani sono davvero incredibilmente insidiosi.

venerdì 18 marzo 2011

Condizione delle donne: l'Italia come il terzo mondo

L'11 marzo scorso, a New York, si è tenuta la grande conferenza internazionale sulla condizione femminile “Women in the World 2011”, in cui si trattava in special modo dei paesi dove i diritti delle donne sono meno presenti e più accantonati, rendendo la condizione femminile una condizione di oppressione.
La lista dei paesi di cui si è trattato è una lista conosciuta e ritrita, comprendente Iran, Cambogia, Arabia Saudita, India e molti altri paesi di cultura islamica. Con una incredibile eccezione: l'Italia.
Il clamore suscitato dal cosiddetto “caso Ruby”, lo sdegno internazionale per la figura femminile che il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi propone attraverso i suoi media e le sue stesse azioni, la mobilitazione di un milione di donne in piazza il 13 febbraio scorso: sono questi i fattori che hanno posto l'Italia come “tema all'ordine del giorno”, unica tra le potenze occidentali facente parte sia dell'Unione Europea che del G8. A parlare di questa situazione femminile degradante é stata l'unica donna italiana invitata, che figura sulle pagine di Newsweek (direttore: la grande giornalista americana Tina Brown, che è anche una delle organizzatrici del summit) come una delle “150 donne che hanno scosso il mondo”, figurata come una “donna combattente” in una situazione di oppressione: il vicepresidente del Senato Emma Bonino, leader radicale.
Ed é stato Newsweek stesso a promuovere la conferenza (nella quale, tra gli ospiti, figurava anche la first lady Michelle Obama) pubblicando una foto della manifestazione delle donne del 13 febbraio. La didascalia recitava: «[...] Dopo mesi di scandali sulle avventure sessuali di Berlusconi, e anni di stallo in una nazione in cui il 90% degli uomini non ha mai usato una lavatrice, le italiane dicono Basta» (cit. n.d.R.).
Tutto questo dovrebbe essere indicativo dell'immagine che il mondo ha dell'Italia: a 150 anni dall'Unità, e a 65 dal referendom che fece del nostro paese una repubblica democratica, l'Italia è considerata al pari di un paese del Terzo Mondo nonostante il suo status di potenza occidentale. Le battaglie vinte e combattute dalle donne italiane negli anni '70, che sono state applaudite dal mondo intero, sono oscurate dal degrado in cui le donne sono cadute grazie alla volgarità degli uomini al potere, al loro “stereotipare”, in un governo, in una amministrazione e in un'informazione maschile e maschilista.
Bisognerebbe, insomma, almeno porsi qualche legittima domanda. E magari darsi una risposta sincera, che vada al di là delle credenze politiche.

mercoledì 16 marzo 2011

Urlando contro un muro

Forse anche voi sapete quale sia la sensazione: parli, urli, gridi, dici le cose come stanno, ti infuri, e nessuno ti da retta. Non ti ascoltano nemmeno quando dici "Te l'avevo detto".
Questo blog rappresenta le mie necessità: di dare notizie, di imparare a scrivere sempre meglio, di dialogare, di condividere, di confrontarmi, e fare tutto questo senza essere censurata per le mie idee. Farmi ascoltare e ascoltare a mia volta chi la pensa come me o, ancora meglio, diversamente da me.
Perché ho voglia di dire ciò che penso senza avere la sensazione di urlare contro un muro fermo.
So benissimo che potrei anche perdere la voce.
Ma se qualcuno mi ascolta, o urla con me, prima o poi quel muro cadrà.