lunedì 25 aprile 2011

Libertà! (a costo di sembrare Braveheart)


Giusto per amor di precisione, e perché sono una rompipalle: oggi non è solo Pasquetta, come mi dicono le mie millemila notifiche su Facebook in cui la gente mi tagga su foto di coniglietti morbidosi e uova colorate, nonché di barzellette con agnellini che chiedono a mamma pecora playstation e wii, e a cui mamma le promette dopo Pasqua (anche se, a dire il vero, quella è l'unica che meritasse effettivamente). Di Pasquetta me ne importa gran poco, è un lunedì randomico sul calendario in cui non si lavora o non si va a lezione, per quanto mi concerne.
Oggi è, invero, un giorno molto più importante: è il 25 aprile, anniversario della Liberazione dal giogo nazi-fascista. Non il giorno in cui si fanno pic-nic sui colli in cui non si trova un pezzetto d'erba libero manco per sedercisi, ma il giorno in cui gli italiani dovrebbero celebrare una parola bellissima, dolce e viva: Libertà, con la “l” maiuscola.
Sono 66 anni oggi che gli italiani, quei meravigliosi italiani morti per il proprio popolo, ci hanno liberato, 66 anni da quando hanno rispedito quegli uomini che toglievano con le armi e con la forza del ricatto libertà e diritti al confine della loro idiozia e cattiveria.
Libertà!
Urlatela quella parola, come Mel Gibson in Braveheart, perché è una parola che tanti morti e tanti vivi ci hanno ridato con sudore e sangue, ed è una parola che piano piano stanno nuovamente cercando di toglierci, demolendo lettera per lettera quella Costituzione meravogliosa che ce la garantisce.
Urlatela quella parola per cui è morto anche Vittorio Arrigoni, salutato ieri dai suoi cari e da chi non lo conosceva – ma tanto avrebbe voluto conoscerlo – cantando al cielo “Bella Ciao”, come al funerale di un partigiano. (E chissà se lo sa che gliel'hanno cantata, non lo conoscevo ma sono sicura che la pensava come me: quando al tuo funerale cantano “Bella Ciao” hai davvero avuto tutto dalla vita.)
Urlatela quella parola che il nostro governo pare aver dimenticato, quella parola che ci viene tolta con ogni proposta di legge anticostituzionale.
Urlatela mentre il 12 e il 13 giugno andate a votare per l'acqua e il legittimo impedimento, urlatela davanti alle urne delle amministrative. Urlatela perché rappresenta il vostro libero arbitrio che la Costituzione e la Carta dei Diritti dell'Uomo vi garantisce.
E oggi, per carità, quando siete a mangiarvi i vostri panini nel vostro pezzo di argine, quando siete lì alla griglia a cuocere la vostra carne, ricordate che non è solo quel randomico lunedì che può cadere a marzo o ad aprile in cui non si lavora e non si va a lezione, ma è soprattutto il giorno in cui voi dovete celebrare i vostri diritti e la vostra Libertà donatevi 66 anni fa da donne e uomini di un coraggio inaudito, con sangue, sudore e lacrime. Ricordatevi di quei veri martiri di tutti - non martiri religiosi ma civili, per questo di tutti – che non sono solo figli d'Italia, martoriata madre e patria di indomiti, ma del mondo intero. Non solo dei nostri partigiani (a maggior ragione oggi!), ma di tutti coloro che combattono per la Libertà di ogni popolo sottomesso e schiavo, come troppi ancora ce ne sono.
Se questa parola la urliamo tutti non resterà sola sul campo di battaglia, utopica bandiera.
Diventerà reale.

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